ASSOCIAZIONE CAMPANARI DELLA B. V. DI SAN LUCA in BOLOGNA

Testo tratto da "DIN, DEN, DAN, DON" Lineamenti di storia della campane e loro uso nella tradizione bolognese-modenese 

ã 1998 "Quale Percussioni?" di Luciano Bosi

CAMPANE: NOTE DELLA STORIA DELL’UOMO

Pochi manufatti hanno conosciuto una diffusione pari a quella della campana o hanno assunto nelle varie culture ruoli e significati che solo in apparenza possono sembrare diversi. Esistono campane di svariate forme e dimensioni, realizzate con diversi materiali, ma è sicuramente il bronzo quello che contraddistingue maggiormente la sonorità di questo strumento.

Attorno al 5.000-4.000 a.C., rame e stagno vennero fusi insieme; ne uscì un amalgama che diede una svolta determinante all’evoluzione tecnologica e culturale dell’umanità e che ha accompagnato fino ai nostri giorni i fatti e misfatti dell’Homo Sapiens Sapiens "Tecnologico". Questo amalgama, il bronzo, è anche appellativo di un epoca: l’Età del Bronzo, che va dal V al Il millennio a.C., periodo che fa seguito all’Era Neolitica e segna l’inizio della civiltà storica, almeno per quanto concerne la cultura mediorientale e di conseguenza la cultura europea.

Un tempo si considerava culla della nascita del bronzo la regione mesopotamica, ma con ogni probabilità, i popoli del ‘paese tra i fiumi’ appresero l’arte della fusione di questo metallo da popoli stanziati a nord-est, come sembrano attestare diverse fonti storiche. Ciò nonostante la maggior parte delle campane ritrovate, ora conservate in diversi musei del mondo (soprattutto al British Museum di Londra), appartengono alla cultura assira e provengono proprio da questa area. Questo prova l’ampia diffusione che le campane avevano già 3.000 anni or sono, per lo meno nell’area mediorientale.

Stando ai più recenti ritrovamenti archeologici, effettuati in diversi siti dell’Asia occidentale, pare che spetti alle antiche popolazioni dell’Armenia il primato della realizzazione dei primi "bronzi sonanti". A questo proposito vorrei ricordare che nei mesi di gennaio e febbraio deI 1988, nel Palazzo Ducale di Venezia, è stato possibile ammirare una splendida mostra dal titolo: "Tesori deII’Eurasia". Tra gli stupendi manufatti esposti, diversi erano gli oggetti in bronzo, e tra questi tantissime campane di modeste dimensioni (non superavano i 10/12 cm di altezza) quasi tutte forgiate in forma tronco-conica o sferica; le più piccole erano per lo più unite a grappolo ed utilizzate sia per ornare gli abiti sacerdotali, militari e civili, sia montate sui bastoni sacerdotali o sui finimenti per cavalli, sia usate come monili (collane, bracciali, cinture e cavigliere). Alcune delle campane esposte risalivano al periodo che va dal quattordicesimo al dodicesimo secolo a.C.

Si può dedurre da questi primi reperti e dalle loro funzioni che le campane fin dal loro nascere sono sempre state legate a rituali magici e religiosi. Infatti il potere propiziatorio e al tempo stesso protettivo (apotropaico) di questi strumenti deriva dai più primitivi sonagli corporali. Questi poteri vennero ulteriormente rafforzati dall’elemento: il metallo è infatti considerato apportatore di forza e di significati simbolici. Vale la pena ricordare che i sonagli corporali sono i primi strumenti musicali noti, realizzati con l’assemblaggio di materiali sonori naturali (ossa animali, conchiglie e vegetali), diffusi sin dal Paleolitico Superiore. Alcuni reperti vengono fatti risalire a 30-40.000 anni fa, al periodo cioè in cui sono testimoniate le prime forme di rituali complessi, quali riti di caccia, sepolture, ecc....

Ritornando alle nostre prime campane, esse, con il loro tintinnio, assolvevano a funzioni protettive e al tempo stesso evocative della divinità, contrapponendo quindi la funzione centrifuga (allontanare le Divinità Negative: portatrici del male) a quella centripeta (avvicinare le Divinità Positive: portatrici del bene). Ancora oggi i sonagli a grappolo, costruiti con campanelle, sono denominati "scacciaspiriti". Il suono dei sonagli, essendo di tipo indeterminato, produce CAOS, quindi disordine e il SACERDOTE, usando il sonaglio in un’azione rituale, ne trasforma la funzione da CAO(s)tica a rituale riuscendo così a controllare il suono, da cui il potere riconosciuto al SACRO di trasformare un suono incontrollato in un suono controllato e, inevitabilmente, il disordine in ordine. Di lì a poco i sonagli usati nelle funzioni religiose sono sostituiti dalle campane a manico, mantenendo però le stesse funzioni.

Nella Palestina del tredicesimo - decimo secolo a.C, con il termine "Pa’amon" si indicavano sia un campanello suonato a mano dai nobili che le piccole campanelle fissate agli orli delle vesti dei sacerdoti, a mo’ di sonagliera, allo scopo di proteggere il sacerdote dagli spiriti maligni che erano soliti frequentare i luoghi sacri ed in particolare le soglie dei templi. Dall’Esodo, cap. 45 (1300-600 a.C.), e dall’Ecclesiaste (300-200 a.C.), Jahvè nel prescrivere minutamente i paramenti del sommo sacerdote ordina: "Agli orli della veste porrai quindi appesi dei campanelli insieme a melagrane di giacinto, di porpora e di croco tinto due volte così che si alterni un campanello d’oro a una melagrana. E questa veste indosserà Aronne per il suo mistero sacerdotale affinché si oda il suono quando entra nel santuario e ne uscirà al cospetto del Signore e così non debba morire".

E’ chiara quindi la funzione medianica della campana come lo è la funzione sacerdotale (sacer-facere) o (sacer-dhe = porre).

Per ragioni di spazio, non è possibile in questa sede trattare l’argomento riguardante altre culture; perciò accenniamo brevemente solo alla millenaria arte di fondere campane dell’estremo oriente, dove già durante la dinastia Shang (sedicesimo - undicesimo secolo a.C.) venivano realizzate campane montate in carillon. La caratteristica di queste campane è di produrre due suoni di altezza diversa, percuotendola in due punti precisi. Nel 1978 nella provincia dell’ Hubei, nella Cina meridionale, è stato recuperato un insieme di campane cinesi di bronzo tanto grande da occupare l’intero palcoscenico di una sala da concerto moderna. Il carillon, che risale al quinto secolo a.C. (dinastia Zhou:

undicesimo secolo - 221 a.C.), è composto di 65 campane che coprono cinque ottave, un’estensione superiore alla maggior parte degli strumenti moderni, inoltre ogni campana produce due suoni. A questo punto pare più che mai fuori luogo l’antico detto "Stonato come una campana".

Passiamo ora a trattare brevemente della campana nella cultura occidentale, con particolare riferimento al suo significato nella cristianità, di cui è uno dei simboli più interessanti e diffusi.

La campana della chiesa assolve sia funzioni centripete che centrifughe, in quanto è destinata sia ad allontanare il maligno sia ad attirare l’attenzione e la protezione di Dio e a radunare i fedeli. Alle campane fu attribuita dai diversi commentatori cristiani una ricca simbologia.

La campana rappresenta la bocca del predicatore secondo le parole di San Paolo: "Mi son fatto bronzo risonante e cembalo tintinnante" (1° Corinti 1, 1).

La durezza del metallo rappresenta la forza d’animo del predicatore, secondo le parole: "lo ti ho dato una fronte più dura della loro".

Il battaglio di ferro (che colpendo l’una e l’altra faccia interna della campana produce il suono) rappresenta la lingua del predicatore che è adorna di scienza e che fa risuonare l’uno e l’altro testamento.

Il colpo della campana rappresenta il predicatore che per primo deve vincere i vizi che ha dentro di sé, correggendosi, prima di riprendere quelli degli altri.

La catena con cui il battaglia sta appeso o sospeso alla campana è la meditazione.

La mano che stringe il battaglia rappresenta la moderazione della lingua. Il legno dell’armatura che sorregge la campana rappresenta il legno della croce di Nostro Signore.

Il ferro che unisce la campana al legno rappresenta la carità del predicatore che, indissolubilmente legato alla Croce, esclama: "Lontano da me il pensiero della gloria, tranne che nella Croce del Signore".

Le caviglie che serrano insieme il legno dell’armatura sono gli oracoli i divini comandamenti, li inculca, con i suoi frequenti rintocchi, nelle orecchie dei fedeli.

(Durandus, Vescovo di Mende, 1286, Cit. in: E.Morris, Tintinnambula, London 1959).

Nelle campane, sin dal medioevo sono ottenute in rilievo dalla fusione croci, figure di santi e iscrizioni. A titolo d’esempio ne riportiamo alcune apposte su campane medioevali:

- VIVOS V000 MORTUOS PLANGO FULGORA FRANGO

(chiamo i vivi, piango i morti, rompo i fulmini)

- VOX MEA VOX VITAE VOCO VOS AD SACRA VENITE

(la mia voce è voce di vita, vi chiamo, venite ai sacri riti)

- CONVOCO SIGNO NOTO COMPELLO CONCINO PLORO ARMA DIES ORAS FULGORA FESTAS ROGOS

(raduno, segno, noto, costringo, canto, piango, annuncio le guerre, i giorni, le ore, i temporali, le feste, i roghi).

Anche queste iscrizioni assumevano funzioni medianiche e protettive. Restando in ambito medioevale abbiamo un esempio tipico di utilizzo della campana, sia in momenti di raduno onde prepararsi alla guerra (momento centripeto), sia per incitamento alla battaglia (momento centrifugo). Dal volume "Gabinetto Armonico" del Bonanni, 1722, desumiamo due testi estremamente significativi:

-"...Nell’anno 1081 i Cremonesi istituirono il carroccio.

Era un carro ampio e sublime che normalmente si trova in uso in Lombardia che, secondo alcuni, per primi usarono i Milanesi; veniva ornato di un panno rosso da alcuni, da altri con un panno bianco, dai Cremonesi invece da un panno mezzo bianco e mezzo rosso e infine dal colore delle insegne della città. Veniva poi trainato da dei Buoi, ugualmente coperti da un panno. In mezzo ci stava un palo con il vessillo o il labaro davanti la croce rossa. Dallo stesso palo pendevano funi che validi e robusti giovani tenevano con le mani; alla sommità del quale ci stava una campana chiamata Noia. A custodia di esso ci stavano non meno di mille e cinquecento militari per custodirlo e vicino vi stavano pure i comandanti, i prefetti militari e sacerdoti...".

- ". . .Si deve dunque sapere che in secoli passati e in tempi antichi i Comandanti degli Eserciti negli accampamenti, quasi si trattasse di una città ambulante, era consuetudine usare campane di legno ugualmente mobili dalle quali usciva un fortissimo suono quando si procedeva contro il nemico o si attaccava battaglia...".

Il chiaro significato di potere e di forza che assume la campana nella cristianità medioevale, sia per la sua costituzione metallica, sia per il suono da essa prodotto, è avvalorato dalla decisione di legare le campane durante la settimana santa, sostituendole con strumenti di legno (raganelle, traccole, batule, ecc...). Il momento in cui entra in vigore questa pratica è di datazione incerta.

Molto meno spirituale è l’uso che fu fatto delle campane durante la seconda guerra mondiale quando 33.000 campane (solo dalla Germania e dall’Europa Orientale) furono rimosse per essere rifuse e trasformate in armi. Al termine del conflitto molti bronzi bellici rifusi tornarono a suonare nelle chiese e nelle cattedrali come avvenne per la campana del duomo di Santo Stefano a Vienna.

A conclusione di questo capitolo ci pare indispensabile sottolineare il valore simbolico assunto dal suono della campana in relazione alle varie fasi della vita. Ad esempio nel contesto antropologico-cristiano il nascere alla vita cristiana (Battesimo) è annunciato al popolo di Dio col suono delle campane; ugualmente la morte è segnalata da lenti e profondi rintocchi.

 

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